L'eretico vercellese Fra Dolcino nella Commedia di Dante

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PERSONAGGI STORIA

Fra Dolcino, l’eretico piemontese della Divina Commedia

Fra Dolcino Copertina

Fra Dolcino, al secolo Davide Tornielli, nasce a Prato Sesia nel 1250; anche se, per alcuni, la sua città natale è Trontano, vicino a Domodossola. Figlio di un prete, i suoi dati anagrafici sono avvolti dal mistero. D’altro canto, come tutti gli eretici del basso Medioevo, conosciamo Fra Dolcino dai racconti dei suoi nemici. A capo di una setta religiosa vive la sua vita nei pressi di Novara dove riesce a sconvolgere la vita di paesi interi nei primi anni del 1300. Dolcino è considerato eretico sia da Dante nella sua Divina Commedia, che dalla Chiesa di quei tempi. Come si ricorderà, sin dall’anno Mille i francescani e ogni forma di religione protestante, era severamente punita. Per questo motivo a Fra Dolcino tocca la stessa terribile sorte degli eretici: muore bruciato vivo a Vercelli nel 1307.

Fra Dolcino, predicatore di povertà e penitenza

Dunque, Fra Dolcino in giovane età si unisce a una setta. Con i suoi seguaci predica povertà e penitenza, cammina scalzo e indossa vestiti di grossa lana bianca. Come gli Apostolici, crede che il clero dell’epoca sia devastato dai vizi e corrotto dai beni materiali. Per questo motivo Dolcino ‘sposa’ una nuova riforma e dà vita al movimento dei Dolciniani.

Dolcino e i Dolciniani

I Dolciniani erano i componenti di un movimento eretico del basso Medioevo, seguaci appunto di Fra Dolcino di Novara e degli Apostolici. Questi si ispiravano all’ideale francescano ed erano influenzati dal Gioachinismo. Il loro nome deriva appunto da Fra Dolcino, condannato al rogo da Papa Clemente V.

Fra Dolcino Gioacchino
Ritratto dell’abate Gioacchino da Fiore – Foto Wikipedia

Il movimento nasce intorno al 1300 quando Gherardo Segarelli, fondatore degli Apostolici, viene arso vivo a Parma durante una repressione. I suoi seguaci scapparono per salvare le loro vite. Fra Dolcino invece, che aveva aderito al movimento tra il 1288 e il 1292, divenne il loro capo. Pubblicò la prima delle sue lettere in cui spiegava le sue idee basate sulle teorie del beato Gioacchino da Fiore.

Riunificazione con gli Apostolici

All’inizio del 1303, riunì gli Apostolici vicino al Lago di Garda. Incontrò Margherita Boninsegna, sua amante o sorella spirituale. L’anno seguente vengono arsi vivi dall’Inquisizione tre dolciniani; allora Dolcino si convince a spostare la comunità vicino a Novara. Alla fine del 1304 solo 1400 seguaci sopravvissero sul monte Parete Calva, nel fortino Piano dei Gazzari. Decisero così di scendere a valle per saccheggiare i villaggi e uccidere la gente. Secondo loro il popolo era responsabile di non aver difeso il gruppo contro le truppe episcopali.

Le predicazioni di Fra Dolcino e l’odio del popolo

Alla morte di Segarelli, Fra Dolcino prende il controllo della setta. Inizia a viaggiare con i suoi seguaci: prima in Dalmazia, poi in Tirolo, e non ottenendo il successo sperato decide di fare ritorno in Piemonte. Nel 1305 la confraternita si stabilisce a Gattinara. Fra Dolcino inizia a predicare accusando la chiesa di aver accumulato eccessive ricchezze. Egli sostiene la comunanza dei beni ed il matrimonio dei sacerdoti. La reazione dell’Inquisizione non si fa attendere: l’obiettivo è quello di sollevare la popolazione contro Fra Dolcino. L’eretico si trasferisce a Campertogno, sul monte chiamato la Parete Calva con l’aiuto di alcuni abitanti di Serravalle che successivamente ne pagheranno le conseguenze. Crea una piccola fortezza dalla quale i suoi seguaci scendono a valle seminando il terrore tra la gente. Questa strategia si rivela un irrimediabile errore. I paesani, di conseguenza, diventano nemici di Fra Dolcino.

La fine dei Dolciniani

La setta non ha altra scelta che andarsene perché i paesani chiedono rinforzi per proteggersi dalle scorrerie dei dolciniani. Il 10 marzo 1306 giungono a Trivero, nel Biellese. Saccheggiano la Chiesa e si rifugiano sul monte. Questo è l’errore che costa la vita a Dolcino e ad alcuni frati. Il saccheggio scatena la reazione del vescovo di Vercelli Rainero che in poco tempo allestisce un esercito per assediare la setta. Gli scontri sono molti, così come i morti in battaglia. Il 23 marzo del 1907 è il giorno peggiore per Fra Dolcino. Dolcino perde mille uomini in battaglia e viene catturato. Stessa sorte anche per Margherita e il luogotenente Longino da Bergamo.

Il processo per eresia

Il processo per eresia si conclude in una maniera piuttosto particolare. Si decide che Fra Dolcino non deve essere affidato agli esecutori dell’Inquisizione in modo tale che la sentenza non appaia come una vendetta della Chiesa. Il frate è arso vivo sulle rive del Sesia. La sua morte avviene vicino al Tribunale di Vercelli. Margherita e Longino sono arsi vivi sulle rive del Cervo. Si racconta che in mezzo al corso d’acqua sorge un isolotto detto di Margherita in quanto prenderebbe il nome dalla compagna di Fra Dolcino.

Racconti e leggende su Fra Dolcino

Sono tanti i racconti di cronisti e commentatori che nel corso di secoli hanno contribuito a ricostruire la figura di Fra Dolcino. Uno di questi è l’Anonimo Fiorentino, uno dei primi commentatori della Divina Commedia, che raccontò gli ultimi attimi di Davide Tornielli. Egli si rifiutò di pentirsi e annunciò la sua resurrezione il terzo giorno dopo la morte.

 Lapide che ricorda la morte dell'eretico
La targa che ricorda la tragica morte di Fra Dolcino – Foto Wikipedia

Un altro cronista raccontò che Dolcino, costretto ad assistere alle pene della sua amata, dava “continuo conforto alla sua donna in modo dolcissimo e tenero”. Un commentatore dantesco, Benvenuto da Imola, ricostruisce l’esecuzione di Fra Dolcino. E’ stato condotto su un carro e attraverso le vie della città di Vercelli, torturato con tenaglie roventi. Gli venne strappato il naso e il pene ma nonostante tutto sopportò il dolore senza gridare né lamentarsi, fino a che fu issato sul rogo e arso vivo.

Fra Dolcino nella Divina Commedia di Dante

Dante Alighieri cita Fra Dolcino in alcuni versi nella Divina Commedia. Nel canto XXVII dell’Inferno, il Sommo Poeta lo colloca tra gli eretici e lo ricorda in quattro versi.

Inferno di Dante
L’Inferno di Dante – Foto Wikipedia

«Or di’ a fra Dolcin dunque che s’armi,
tu che forse vedra’ il sole in breve, s’ello non vuol qui tosto seguitarmi,
sì di vivanda, che stretta di neve non rechi la vittoria al Noarese,
ch’altrimenti acquistar non saria leve»

Eventi e curiosità

Nel 1907, una folla di diecimila persone si sono riunite in occasione del seicentesimo anniversario della morte di Dolcino. Si incontrarono sui luoghi dell’ultima battaglia per erigere un obelisco alto dodici metri in memoria dei dolciniani. L’iniziativa fu di Emanuele Sella, un letterato ed economista che vantava un passato nel socialismo.

Cippo Dolcino
Il cippo di Fra Dolcino – foto Wikipedia

Nel 1927, un gruppo di fascisti, abbatte l’obelisco. La ricostruzione avvenne nel 1974 sotto gli occhi di Dario Fo e Franca Rame. L’obelisco, da quel giorno, ha adottato forme decisamente più ridotte. Da quel giorno, ogni anno, nella seconda domenica di settembre viene organizzato un convengo dolciniano e una cerimonia nei pressi del cippo dedicato all’eretico Fra Dolcino.

Fra Dolcino, l’eretico piemontese della Divina Commedia ultima modifica: 2020-03-24T08:11:32+01:00 da Andrea Bellini

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Giuseppe

Vergognoso il genocidio della Chiesa di allora, solo per conservare privilegi, vita corrotta e degenerata. Indegni di rappresentare Gesú. Ha fatto bene Dante a mettere Bonifacio VIII all’inferno.
Comunque mi risulta che quando Dante scrisse la Comedia, Dolcino fosse ancora vivo. I versi del poeta, infatti, lo incitano a prendere le armi contro il Vaticano

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