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Cinque anni senza Umberto Eco: ricordiamolo insieme

Umberto Eco Scrittore

Il 19 febbraio del 2016 si spense a Milano Umberto Eco. Proprio quel 2016, che aveva appena iniziato a portar via tantissimi personaggi appartenenti al mondo della cultura, dello spettacolo e della musica, ci portò via anche il nostro scrittore alessandrino. Sono passati cinque anni da quel giorno.

Umbero Eco Docente
Umberto Eco

Cinque anni in cui si sente moltissimo la mancanza della sua visione, della sua narrativa, della sua cultura. Chissà come avrebbe parlato della pandemia che stiamo vivendo? Lui ormai non c’è più, ma rimangono le sue opere, i suoi saggi e le sue parole. Ricordiamo insieme Umberto Eco!

Umberto Eco, da Alessandria alla RAI

Nato il 5 gennaio del 1932 ad Alessandria, Umberto Eco ha dedicato tutta la sua vita alla cultura. Semiologo, filosofo, scrittore, traduttore, accademico, bibliofilo e medievalista italiano, Eco fu anche un saggista ed un intellettuale di fama mondiale. Legato in modo indissolubile all’ambiente accademico italiano, tra cui il DAMS e la facoltà di Scienze della comunicazione all’Università di Bologna, la fondazione del Dipartimento della Comunicazione dell’Università di San Marino, nel 2008 divenne professore emerito e presidente della Scuola Superiore di Studi Umanistici dell’Università di Bologna. E dal 2010 fu anche socio dell‘Accademia dei Lincei, per la classe di Scienze Morali, Storiche e Filosofiche.

Logo Rai umberto eco

Interessante fu anche il concorso della RAI per l’assunzione di telecronisti e nuovi funzionari del 1954. Eco vi partecipò e lo vinse, insieme a Furio Colombo e Gianni Vattimo. I tre abbandonarono poi la rete televisiva italiana entro la fine degli anni Cinquanta e vennero etichettati come “i corsari”, perché avrebbero dovuto “svecchiare” i programmi RAI. Da questa esperienza trasse spunto per moltissimi scritti. Uno dei più famosi è datato 1961: “Fenomenologia di Mike Bongiorno”.

Un professore che ha insegnato anche oltreoceano, studioso di mass media e cultura di massa

Dopo una carriera universitaria in Italia a dir poco invidiabile, Umberto Eco insegnò anche all’estero. Insegnò come professore invitato alla New York University, Northwestern University, Columbia University, Yale University, Harvard University, University of California-San Diego, Cambridge University, Oxford University, Università di São Paulo e Rio de Janeiro, La Plata e Buenos Aires, Collège de France, École normale supérieure (Parigi). Proprio alla Oxford University, gli studenti delle facoltà umanistiche studiano sul suo testo “Come si fa una tesi di laurea”. Un saggio scritto nel 1977 in cui Umberto Eco indica le metodologie fondamentali per un uso opportuno del linguaggio accademico.

New York
New York

Dopo la sua esperienza in RAI, Eco iniziò a interessarsi ai mass media e alla cultura di massa. E a come quest’ultima venisse influenzata dai media. Pubblicò numerosi scritti in merito, e svolse anche un seminario a New York, nel 1967, “Per una guerriglia semiologica”. Molto significativa ed importante fu anche l’attenzione che dedicò alle correlazioni tra dittatura e cultura di massa ne “Il fascismo eterno”, capitolo contenuto nel saggio “Cinque scritti morali”. In questo capitolo individuava le caratteristiche, che erano ricorrenti nel tempo, del “fascismo eterno”, chiamato anche “Ur-fascismo”. E cioè: il culto della tradizione, il rifiuto del modernismo, il culto dell’azione per azione, il disaccordo come tradimento, la paura delle differenze, l’appello alle classi medie frustrate, l’ossessione del complotto, il machismo e il “populismo qualitativo TV e internet”.

Il suo romanzo più famoso: “Il nome della rosa”

Dopo aver scritto saggi, articoli di giornali e aver lavorato come traduttore, Eco si sposta verso la letteratura, sfornando libri che rimarranno celebri per sempre. Il suo esordio nella narrativa avvenne nel 1980, con “Il nome della rosa”. Divenne ben presto un best seller, conquistando critica e pubblico. Un successo incredibile, che portò il romanzo ad essere tradotto in quasi 50 lingue ed essere venduto in trenta milioni di copie. Il successo non terminò qui, tantomeno la sua consacrazione: vinse il Premio Strega e dal libro ne nacque una pellicola con Sean Connery come protagonista.

Il Nome Della Rosa Film

Il 1988 vide la luce il suo secondo romanzo “Il pendolo di Foucault”. Eco abbandona la storia medievale e si concentra sulla satira dell’interpretazione paranoica dei fatti veri o leggendari della storia e delle sindromi del complotto. A questo seguonirono: nel 1994 “L’isola del giorno prima”, nel 2000 “Baudolino”, nel 2004 “La misteriosa fiamma della regina Loana”, nel 2010 “Il cimitero di Praga” e, nel 2015, “Numero Zero”. Questo fu il suo ultimo lavoro, prima di lasciarci nei primi mesi del 2016, a Milano, a causa di un tumore al pancreas contro il quale stava lottando da due anni.

Cinque anni senza Umberto Eco: ricordiamolo insieme ultima modifica: 2021-02-22T05:46:02+01:00 da Stefania Filice

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