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Cesare Pavese, lo scrittore che ci ha fatto conoscere l’America

Cesare Pavese Copertina

Il 9 settembre compie gli anni uno dei più grandi scrittori italiani del secolo scorso: Cesare Pavese. Piemontese, delle Langhe, la sua passione per la lingua inglese e la letteratura d’oltreoceano ha fatto sì che si impegnasse per portare in Italia le grandi penne statunitensi. Instancabile traduttore e dedito insegnante, ha girato tutto le cattedre di buona parte del Piemonte, tra cui anche quelle di Vercelli. A lui, la nostra regione, la nostra Italia e la nostra letteratura deve davvero moltissimo.

Per Cesare Pavese e le Langhe erano luogo di memoria e immaginazione

Così Armanda Guiducci, scrittrice italiana, descrisse il luogo di nascita di Cesare Pavese, nato a Santo Stefano Belbo, nelle Langhe proprio come Beppe Fenoglio, il 9 settembre del 1908. Una famiglia agiata che, però, conobbe ben presto la sofferenza e la perdita dei propri affetti. La morte del padre, la salute cagionevole della madre, dal carattere autoritario, che si trovò a dover allevare i propri figli da sola, influirono molto sulla crescita del giovane Cesare e sul suo carattere. Un carattere che, col passare degli anni, divenne sempre più introverso e instabile.

Santo Stefano Belbo, paese natio di Cesare Pavese
Santo Stefano Belbo. Frukko / CC BY-SA

Terminate le elementari nel suo paese natale, si trasferì a Torino per continuare i suoi studi. Dopo le medie si iscrisse al liceo classico “Cavour”, con indirizzo moderno. Furono questi gli anni in cui iniziò ad appassionarsi alla letteratura e non solo: furono gli anni in cui strinse amicizie che influenzarono per sempre la sua vita.

Per quarant’anni, il luogo reale della sua vita fu Torino

Dopo il diploma, fece un primo grande passo nel mondo letterario: inviò alcune sue liriche alla rivista “Ricerca di poesia”, che però vennero rifiutate. Si iscrisse alla facoltà di Lettere dell’Università di Torino, iniziando ad appassionarsi alla letteratura straniera. In particolare quella di Sherwood Anderson, Sinclair Lewis e Walt Whitman. Ovviamente questa sua passione lo portò ad intrattenere anche amicizie importanti con intellettuali antifascisti di spicco come Leone Ginzburg, Norberto Bobbio, Massimo Mila e Giulio Einaudi.

Leone Ginzburg
Leone Ginzburg.

La sua passione per la letteratura nordamericana si fece sempre più intensa e pulsante e così, Cesare Pavese, improntò la sua tesi di laurea su questo corposo argomento. Approfondendo, studiando e leggendo la letteratura di oltreoceano, conobbe diversi stili e diversi modi di parlare, come ad esempio lo slang, che lo attirò molto. E questa sua passione non rimase prettamente accademica, ma divenne anche una parte importante del suo lavoro: nacque così il traduttore Cesare Pavese.

Da “Spoon River” a “Uomini e Topi”, passando per “Moby Dick”

Hemingway, Lee Masters, Cummings, Lowell e Gertrude Stein furono tra gli autori che Cesare Pavese studiò con più passione e dedizione. Conoscenze, concetti che bramava di trasmettere e da qui si avvicinò all’insegnamento. Nell’anno della sua prima poesia di “Lavorare stanca”, ottenne alcune supplenze nelle scuole di Bra, Saluzzo e anche Vercelli. Inoltre, incominciò a impartire lezioni e a insegnare nelle scuole private.

Leonida Robbiano e Aero Club
Vercelli vista dall’alto.

L’arrivo del fascismo sconvolse la vita di Pavese. Per una serie di circostanze, venne accusato di antifascismo e arrestato e incarcerato. Venne trasferito in più carceri, da Torino fino alla Calabria, nonostante fosse innocente: tra le carte ritrovate in suo possesso, ne trovarono una di Altiero Spinelli, politico e scrittore italiano detenuto a Regina Coeli per motivi politici. In realtà, la lettera era indirizzata a Tina Pizzardo, la donna di cui Pavese era innamorato e che era politicamente impegnata ed iscritta al Partito Comunista clandestino. Da questo periodo prese vita il suo “Il mestiere di vivere” e la pubblicazione di “Lavorare stanca”.

La guerra, Nanda Pivano e gli ultimi anni di Pavese

Verso la fine del 1936 ritornò a Torino, accolto da un nuovo dolore: le nozze della sua amata Tina con un altro uomo. Anche sul fronte creativo non ebbe il successo sperato e meritato, così ritornò al lavoro: la traduzione, portando in Italia moltissime opere di lingua straniera, tra le quali “Uomini e Topi” di Steinbeck.

Fernanda Pivano, cara amica di Pavese
Lo scrittore statunitense Allen Ginsberg e Fernanda Pivano

Nel 1940 conobbe colei che divenne poi una carissima amica e collega: Fernanda Pivano, che portò avanti – fino alla sua scomparsa – la stessa passione e dedizione di Pavese per la letteratura a stelle e strisce. Nonostante le difficoltà legate al fascismo e alla guerra, continuò a scrivere e produrre opere, vivendo sulla sua pelle questo periodo buio e pieno di perdite e paura. Il dopoguerra fu un periodo pieno di produzioni letterarie proprie. Tra le tante, “La luna e i falò” venne composta proprio durante un suo ritorno al paese natìo. Questa fu la sua ultima opera pubblicata in vita.

Cesare Pavese e Constance Dowling
Constance Dowling e Cesare Pavese

Intanto l’umore di Pavese peggiorò sempre più. La depressione lo opprimeva e non riuscì a godersi nemmeno la vincita del Premio Strega nel 1950 per “La bella estate”. Andò a ritirarlo con Doris Dowling, sorella di Constance – che aveva recitato in “Riso Amaro” e di cui era innamorato (a lei dedicò “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”). Con questo stato d’animo, si tolse la vita il 27 agosto del 1950, in una camera d’albergo di Roma.

Cesare Pavese, lo scrittore che ci ha fatto conoscere l’America ultima modifica: 2020-09-09T07:38:12+02:00 da Stefania Filice

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dino bosco

…nell’Albergo ROMA di Torino in piazza Carlo Felice davanti alla stazione PORTA NUOVA

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