Giuseppe Paggi: l'audace combattente delle campagne vercellesi

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STORIA

Giuseppe Paggi: un Grande uomo cresciuto nelle campagne vercellesi

Giuseppe Paggi nacque a Cascine Strà nel lontano 1890. Sin da piccolo mostra un carattere forte e audace. Un fisico non indifferente lo resero un magnifico lavoratore nei campi tanto che un agricoltore, che lo ebbe come dipendente, raccontò che avervi Paggi equivaleva al lavoro di sei uomini. La forza fisica e il culto del dovere come cittadino e come soldato, li porto in guerra dove seppe farsi amare combattendo come un vero eroe meravigliando tutti.

Fonte: ANCFARGL Roma Capitale. Giuseppe Paggi, l’eroe vercellese

Giuseppe Paggi, l’eroe dalle quattro medaglie

Le grandi imprese di Giuseppe Paggi furono presto riconosciute. Nel 1910, chiamato per il servizio di leva, fu bersagliere del 12° reggimento, dal quale venne congedato con il grado di caporal maggiore. Nel 1915, poco prima della dichiarazione di guerra all’Austria – nel 4° bersaglieri ed assegnato al IV battaglione ciclisti -, entrò in guerra sull’alto dell’Isonzo, combattendo a S. Lucia e S. Maria di Tolmino. Per il non comune coraggio dimostrato nell’azione del 6 e del 9 agosto 1916 a Monfalcone dove fu anche ferito due volte, gli fu conferita la medaglia di bronzo al valor militare. Nel settembre successivo per aver condotto con ammirevole slancio all’attacco il suo plotone a Nova Vas, affrontando e uccidendo un ufficiale nemico, gli venne conferita la medaglia d’argento. Con un altro valoroso atto, nel maggio del 1917 a Flondar, si guadagnò una seconda medaglia d’argento.

Fonte: Adista.it. Prima guerra mondiale

Nel novembre dello stesso anno durante il ripiegamento sul Piave ottenne la promozione ad aiutante di battaglia per merito di guerra. Insieme alla sua pattuglia di ricognizione infatti, rimase circondato dal nemico ma nonostante l’intimazione di resa, Paggi rispose slanciandosi sull’avversario aprendosi un varco per raggiungere il proprio reparto con le preziose notizie raccolte. Il pericolo corso ed i risultati conseguiti in un asprissimo servizio di pattuglia da lui compiuto con grande abilità ed ardimento, avevano reso il sergente Paggi meritevole di promozione a titolo onorifico.

La medaglia d’oro al valor militare

“Ardito fra gli arditi, temprato dal pericolo più volte impavidamente affrontato, volontario nelle imprese più rischiose. Trasfondeva coll’eroico suo contegno forza e vigore nei dipendenti. Con pochi uomini affrontava il nemico asserragliato in una casa e faceva ben 40 prigionieri. Ferito rinunciava ad ogni cura animato dal solo pensiero di rimanere coi suoi bersaglieri. Visto che l’avversario aggirava una nostra mitragliatrice, lo contrattaccava col proprio plotone e, dopo un furioso corpo a corpo, salvava l’arma. Mentre poi la postava per aprire di nuovo il fuoco cadde colpito a morte da una pallottola nemica, fulgido esempio di elette virtù militari”.

– Cà del Bosco, Piave, 18 giugno 1918,

La Croce d’oro al valore della Serbia

Ottenne anche la Croce d’oro al valore della Serbia, ed a proposito di questo conferimento è eloquente un episodio. Il comandante del battaglione disponeva della croce per uno dei suoi più valorosi dipendenti. In quel magnifico battaglione, parecchi erano gli ufficiali meritevoli; la difficoltà era nella scelta. Il colonnello lanciò una proposta: “La daremo a Paggi” e gli rispose un eco di approvazioni. La croce fu conferita per acclamazione.

Fonte: battipaglia1929.it. Soldati alla resa dei nemici nella Grande guerra.

Venne gravemente ferito dopo aver combattuto fino allo stremo a Cà del Bosco sul Piave, il 18 giugno 1918. Rinunciò ad ogni cura poiché non volle per alcuna ragione lasciare i suoi bersaglieri. Continuò a combattere. Con tenacia e audacia impedì al nemico di impossessarsi di una mitragliatrice con un furioso corpo a corpo. Purtroppo venne colpito a morte mentre si accingeva a riaprire il fuoco con l’arma riconquistata lasciando al reggimento e alla famiglia un magnifico ricordo dell’ammirevole persona e soldato cui era.

La lettera di lode a Giuseppe Paggi scritta dal Comandante al Sindaco di Vercelli

In una lettera al Sindaco di Vercelli Piero Lucca, il valorosissimo comandante del 4 battaglione Bersaglieri ciclisti, tenente colonnello De Ambrosi, scriveva: “Sappia Vercelli, per bocca e per cortesia sua, che mai più pure figura di Eroe io non vidi e non conobbi mai.  […] fu bravo fra i bravi, audace fra gli audaci, modesto, coraggioso, energico, umile, buono, ottimo sempre, amato e stimato dai superiori, colleghi, inferiori. Meravigliosa tempra di combattente, di soldato fiducioso, disciplinato, pieno di abnegazione, mai ebbe a smentire, nemmeno per un istante, le sue belle e numerose doti. La fama conquistatasi sul campo di battaglia e nei periodi di tregua, lo faceva emergere nella massa dei valorosi, servendo di esempio e sprone agli altri bersaglieri.”

Giuseppe Paggi: un Grande uomo cresciuto nelle campagne vercellesi ultima modifica: 2019-04-29T17:10:34+02:00 da Andrea Bellini

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