L'anfiteatro romano di Vercelli sacro ad Apollo ai tempi di Nerone

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EDIFICI STORICI STORIA

L’anfiteatro romano di Vercelli: simbolo di potere e ricchezza

Anfiteatro Vercelli

L’anfiteatro di Vercelli risulterebbe essere tra i più grandi costruiti. Era quinto, per dimensioni, tra quelli della Transpadana, secondo i dati di Jean-Claude Golvin, massimo esperto di anfiteatri. Il suo ellisse è stimato tra i 25 e i 30 metri ed era utilizzato probabilmente anche per le battaglie navali. Sorgeva in una vasta zona delimitata da via Massaua, viale Rimembranza, corso De Rege e corso Salamano e solo nei primi anni ’90 si è deciso di approfondirne la storia grazie a importanti scavi della Soprintendenza ai Beni Culturali. Era di forma ellittica e di grosse dimensioni e le gradinate poggiavano su terrapieni contenuti in strutture contraffortate. Si ipotizza che la roggia Molinara potesse accostare il canale, probabilmente già dal I-II secolo d.C, data a cui risale la sua nascita.

  

L’anfiteatro di Vercelli: le origini

Generalmente gli anfiteatri venivano costruiti in una zona lontana dal centro, vicino alle mura. Sotto le gradinate, formate da due cavee teatrali contrapposte unitariamente, erano ubicati i servizi pubblici e gli scarichi. L’area del perimetro interno ed esterno era ellittica: vi era anche un podio per i funzionari e il pulvinare, una specie di tribuna riservata a personaggi appartenenti ad alte classi sociali. Inoltre, se l’anfiteatro non prevedeva una conca naturale fra due colline, gli ingegneri prevedevano una recinzione ad arcate con tre o quattro ordini di semi-colonne sovrapposte. Non è da escludere che prima della costruzione di anfiteatri in materiale murario, i romani utilizzassero impalcature di legno considerando l’epoca in cui sono nati i primi facilmente collocabili all’età imperiale. In questi luoghi, come già noto, si svolgevano giochi, combattimenti, lotte tra gladiatori e rappresentazioni teatrali.

L’anfiteatro di Vercelli: scavi e testimonianze

Roggia Molinara

Roggia Molinara in una foto d’epoca

Nel 1560, alla luce di alcuni scavi, sono emerse due statue bellissime: una di forma maschile e un femminile, probabilmente collocate al centro dell’anfiteatro. Una delle due, forse quella consacrata ad Apollo, si spostò da Vercelli a Torino su ordine del duca Emanuele Filiberto cinque anni più tardi. La data coincide con importanti lavori di ampliamento che riportarono alla luce buona parte dell’anfiteatro, monumento simbolo dell’epoca romana. Essendo un’opera romana, è bene menzionare Quinto Vibio Crispo che ebbe i suoi natali proprio nella città piemontese intorno al 12-13 d.C, da un’umile famiglia. Un volta raggiunta Roma, divenne consul suffectus sotto l’Imperatore Nerone, con Vespasiano ebbe il ruolo di intermediario tra l’Imperatore ed il Senato. Successivamente ricoprì l’incarico di Legato dell’Imperatore per la riscossione delle imposte in Spagna. Nell’83 d.C ottenne il terzo consolato.

Per questioni legate all’urbanizzazione, è bene sapere che la roggia Molinara è stata raddrizzata nel 1928, assumendo un percorso a forma di stella per permettere ad essa di costeggiare i bastioni della cittadella. Si possono osservare anche i vecchi edifici che sfruttano le mura dell’anfiteatro “appoggiandosi” mentre quelli più moderni lo “aggrediscono”, complici anche le nuove tecnologie di demolizione e costruzione. Date le sue dimensioni, secondo alcune testimonianze, l’impianto si estenderebbe fino a sotto a viale Rimembranza separato da un portico e seguito dall’ippodromo.

L’anfiteatro di Vercelli: storia e curiosità

Particolare dei resti

Particolare dei resti dell’anfiteatro in una foto d’epoca

Come narra la storia, l’importanza di Vercelli in epoca romana è inconfutabile. In quei tempi i Romani arricchivano tutti i municipia e le coloniae con numerose e importanti opere pubbliche per alleviare le tensioni socio-politiche e dimostrare la potenza di Roma. Tra queste, sistematicamente si trovano teatri e anfiteatri per fornire spettacoli e divertire la popolazione. Motivo per il quale è giusto credere che Vercellae, in quanto municipium, godesse proprio di questi edifici caratterizzanti dell’impianto urbanistico romano.

Un documento contiene un’investitura di beni fatta nel teatro da Guglielmo a favore della città di Vercelli. Si crede quindi che l’anfiteatro romano, in quel preciso anno, fosse perfettamente integro. Successivamente lo stesso Comune lo utilizzò come luogo di rappresentazioni e convegni. Per questo luogo sacro è stato scritto un drastico finale: con la costruzione della Basilica di S. Andrea e molte altre chiese, divenne un deposito di materiali lapidei da utilizzare per le costruzioni future.

L’anfiteatro di Vercelli: lo stato attuale

Attualmente lo scavo rimane chiuso ai visitatori. L’anfiteatro è stato aperto, nel 2017, grazie ai volontari de La Rete per pochi giorni al pubblico e per quattro mattinate alle scuole, che hanno potuto ammirarne i resti. L’iniziativa è stata utile per fare conoscere, soprattutto agli studenti, ciò che resta di uno dei monumenti più significativi della Vercelli romana. Durante la gita i volontari hanno rivelato il loro desiderio di poter vedere l’area, se il Comune decidesse di acquisirla, trasformata in un parco archeologico accessibile a tutti i cittadini. Si spera quindi che il Comune possa regalare alla città una zona accessibile a tutti così da poter ammirare un parco archeologico molto importante per la storia di Vercelli.

L’anfiteatro romano di Vercelli: simbolo di potere e ricchezza ultima modifica: 2018-11-30T11:08:54+01:00 da Andrea Bellini

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