Dolcino da Novara, anche chiamato fra Dolcino, è stato un predicatore millenarista italiano, capo e fondatore del movimento dei dolciniani. È sicuramente una figura particolare e curiosa su cui indagare, avendo partecipato alla storia vercellese.
Le sue origini
Secondo alcune fonti il suo vero nome era Davide Tornielli. Il suo effettivo luogo di nascita è sconosciuto, anche se convenzionalmente indicato in Prato Sesia; così come la data di nascita. Si suppone tuttavia che sia nato nell’alto Novarese. È dubbia anche la sua definizione di “frate”, con cui spesso anche Dolcino viene definito, infatti non si è affatto sicuri che egli abbia mai pronunciato voti religiosi: forse, si limitò ad autodefinirsi “fratello” nell’ambito del movimento ereticale.
Il suo credo
Dolcino era un uomo dotato di grande fascino e comunicativa e, sotto la sua guida, il numero degli Apostolici riprese a crescere. Si attirò le ire della Chiesa per i contenuti della sua predicazione, apertamente ostile a Roma e al papa. Gli aderenti al suo movimento infatti, predicavano affermando il dovere di disobbedire anche al papa quando questo si fosse allontanato dai loro concetti fondamentali e soprattutto dal concetto di vivere in assoluta povertà. Punto focale del pensiero di Dolcino.
La sua presenza nel vercellese
Durante gli spostamenti effettuati in Italia per diffondere le proprie convinzioni e accrescere il numero dei suoi seguaci, Dolcino e i suoi si fermarono per un breve periodo tra il Vercellese e la Valsesia. Qui, a causa delle severe condizioni di vita dei cittadini, le promesse di riscatto dei dolciniani furono accolte positivamente. Per questo, egli decise di occupare militarmente la Valsesia e di farne una sorta di porto sicuro dove realizzare concretamente il tipo di comunità teorizzato nella propria predicazione.
La strenua resistenza
Tutti i suoi seguaci, denominati anche gazzari, attendevano che le profezie proclamate da Dolcino si realizzassero appostandosi su un monte vicino a Novara. Una rocca perfetta come punto strategico. Contro di loro fu bandita una vera e propria crociata, proclamata da Raniero degli Avogadro vescovo di Vercelli e che coinvolse anche milizie del Novarese. I dolciniani resistettero a lungo, ma infine, provati dall’assedio e dalla mancanza di viveri, furono sconfitti e catturati e uccisi insieme al loro profeta.
Il mito di Dolcino
Un avvenimento che rimane nella storia è avvenuto nel 1907, per il seicentesimo anniversario della morte di Dolcino, quando una folla di diecimila persone riunitasi sui luoghi dell’ultima battaglia, eresse un obelisco alto dodici metri in memoria dei dolciniani. Nel 1927 un gruppo di fascisti lo abbatté. La volontà di riedificare il monumento acquistò grande valore simbolico e nel 1974 un monumento più piccolo fu nuovamente edificato.
Il ricordo di dolcino
La figura di Fra Dolcino è cosi importante che anche Dante lo cita all’interno della sua opera, la Divina Commedia. Vengono anche inseriti nella trama di un celebre romanzo di Umberto Eco due personaggi che vengono giudicati per il loro passato di seguaci dolciniani. Infine è importante anche nella nostra Vercelli, infatti nell’antico chiostro di S. Graziano vi è una targa in suo ricordo.
Dolcino, in effetti, sembra voler creare la figura del vero credente. Egli è per primo l’uomo che ciascuno dovrebbe essere, ma soprattutto, è maestro e condottiero. Questa duplice figura dell’uomo è probabilmente il perno su cui ruota tutta la sua figura e la sua devozione.