Antonio Ambrogio Alciati: un ‘romantico’ ritrattista vercellese – itVercelli

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PERSONAGGI STORIA

Antonio Ambrogio Alciati: un ‘romantico’ ritrattista vercellese

Antonio Alciati

Ci siamo sempre soffermati sulla bellezza estetica di Vercelli e non a caso abbiamo parlato di edifici storici come il Duomo, il ghetto ebraico e tutta l’arte della città. Dietro alle finestre dei Palazzi però si celavano personaggi di un certo calibro, tra questi un pittore vercellese molto conosciuto: Antonio Ambrogio Alciati.

La vita di Ambrogio Alciati

Antonio Ambrogio Alciati nacque a Vercelli il 5 settembre 1878. Frequentò l’Istituto di Belle Arti di Vercelli e, grazie alla borsa di studio del Municipio di Vercelli, si trasferì a Milano insieme alla madre e alla sorella. Nel capoluogo lombardo studiò all‘Accademia di Belle Arti di Brera. Ritrattista noto, le sue opere e i suoi lavori erano apprezzati e ricercati maggiormente dall’alta borghesia lombarda.

Alciati Accademia belle arti di brera
L’Accademia di Belle Arti di Brera – Foto Wikipedia

Durante la sua permanenza a Milano, Alciati venne a contatto con la borghesia milanese grazie al suo insegnante Cesare Tallone. Questi, infatti, lo aiutò anche a perfezionarsi nel ritratto. Ambrogio Alciati fu soprattutto ritrattista ma tra le sue opere si ricordano anche molti affreschi in varie chiese e ville lombarde. Specialmente nella villa Pirotta di Brunate.

Ambrogio Alciati: i primi anni del ‘900 e il Romanticismo

Dal 1902 Alciati si ispira al Romanticismo, infatti produce opere quali “Gli amanti”, “Il bacio” e “Spasimo” ma lascia spazio anche a lavorati familiari come per esempio i ritratti della madre. Durante la sua carriera artistica vinse molti premi tra i quali il premio “Gavazzi” a Torino.

Alciati Spasimo
Lo spasimo – Opera di Alciati – Foto Wikipedia

Nel 1910 grazie al favoloso “Ritratto della madre” vinse la medaglia d’oro del Ministero della Pubblica Istruzione all’Esposizione Nazionale di Brera e nel 1914 vinse il premio “Principe Umberto” con “Ritratto della signorina Ada Luisa Binda”.

Le sue opere esposte anche a Milano e Roma

Ottenne anche la cattedra di pittura e disegno del nudo dell’Accademia di Brera nel 1920 meritandosi, per la sua bontà e per le sue capacità, la completa ammirazione e l’amore da parte dei suoi allievi. Nel 1924 sposò Raffaella di Malta. Nacque Amelia, la figlia, che per Alciati divenne la musa delle sue opere. Morì l’8 marzo 1929 a Milano dopo una breve ma dolorosa malattia. Le sue opere sono conservate nel municipio di Vercelli, nel museo Borgogna di Vercelli e nelle Gallerie d’arte moderna di Milano e di Roma.

Le due dame

Inizialmente Alciati si dedicava ad opere con soggetti dell’alta società, impegnati nelle loro attività mondane e accompagnati da toni scuri, non tralasciando mai l’aura di mistero che circonda nello spazio le figure rappresentate. Con l’affermarsi della Prima Guerra Mondiale, Ambrogio Alciati ridusse la sua attività pittorica ma proprio nel 1916 realizzò uno dei suoi lavori che ad oggi sono ritenuti i più belli e significativi “Il cappello”. Al museo Borgogna di Vercelli si conserva un’altra opera dell’Alciati, “Tempi tristi”, dipinto evanescente, pieno di angoscia e insicurezza.

Alciati e la Dama Nera
La dama in nero di Alciati – foto Wikipedia

La sua pittura si contraddistingue infatti per un’attenta indagine psicologica del soggetto. Per capire meglio il suo stile è bene prendere d’esempio due suoi grandi ritratti “Dama in nero (1917) e “Dama in rosa” (1921). Entrambi i dipinti raffigurano due donne la cui prima è sensualmente composta mentre la seconda è elegantemente composta. Le due opere si caratterizzano per la ricchezza e vaporosità degli abiti e per l’espressività degli sguardi.

Gli sfondi impercettibili e misteriosi

Alciati, inoltre, faceva indossare ai suoi soggetti solo abiti rigorosamente acquistati al negozio Lisio di Milano. Un’altra caratteristica del suo stile sono gli sfondi impercettibili, sfumati, quasi misteriosi. Non a caso dava poca importanza al paesaggio circostante (che, al contrario, era una tipica caratteristica dei pittori della seconda metà dell’800) per mettere in evidenza la fisionomia dei soggetti che ritraeva. Negli ultimi suoi anni di vita si dedicò anche alla rappresentazione artistica di paesaggi in cui si nota un’armonia di toni e colori e la leggerezza delle pennellate.

Alciati per le vie di Vercelli

Lungo le vie cittadine sono molte le memorie dedicate al grande pittore vercellese. Lungo il viale di Corso Italia infatti, la scuola superiore La Grangia ha dato il suo nome all’indirizzo artistico.

Casa Alciati Vercelli
La casa natìa di Alciati – Foto Stefania Filice

In un vicolo di via Gioberti invece, al civico uno, è ancora presente la casa in cui è nato il pittore e una targa affissa al muro lo testimonia. In qualche modo, alla sua memoria, presero il nome le antiche case Alciati che si diramano lungo le strette vie del centro storico.

(Foto copertina Wikipedia)

Antonio Ambrogio Alciati: un ‘romantico’ ritrattista vercellese ultima modifica: 2020-02-18T07:35:30+01:00 da Andrea Bellini

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